Una storia sacra e profana, quella che ci racconta il platano. Albero maestoso, affascinante e di rara bellezza.
In antichità, è l’albero consacrato alla Grande Madre a Creta, e poi alla bella Elena. Nell’Iliade, Omero lo canta insieme a un serpente, ma i due si conoscevano già dal peccato originale: dentro un platano si rifugiò infatti il demonio strisciante dell’Eden ed è da allora che entrambi cambiano ogni anno la pelle e la corteccia.
La sua storia ne racconta tante. Pianta monumentale venerata dai re Dario e Serse; ombra preziosa per le speculazioni accademiche di Socrate e i filosofi greci; rami possenti a ospitare banchetti per i folli capricci del folle Caligola.
Il primo esemplare, scrive Plinio il Vecchio, arrivò in Italia dal Medio Oriente, a ornare la tomba di Diomede a San Domino, Tremiti. Il platano, albero maestoso incurante del freddo, dell’afa e dell’inquinamento, oggi fa l’orlo ai viali cittadini, indifferente allo smog e alle polveri sottili. In autunno si incendia di emozioni, illuminando di arancione le strade di città.
Quelli che vedi lungo i bastioni milanesi li volle Maria Teresa d’Austria. Nel piazzale della Pace a Parma, puoi ammirarne un filare secolare, lì dal 1830. Puoi ascoltare la storia di Napoleone, che lo piantò ad Alessandria dopo la vittoria contro gli austriaci, o quella dei 100 bersaglieri nascosti tra i suoi rami in un paese che si chiama come lui, vicino a Caprino Veronese.
In piazza Cavour a Torino, a Castellanza, Cunardo e a Racconigi, sul lungolago di Luino (ciò che ne resta) o nei mille Viali dei Platani d’Italia, lui battezza strade, hotel e ristoranti, proteggendo jogging solitari, baci fidanzati, letture di giornali e passeggiate in libertà.
Nome: Platanus x acerifolia, Platanus orientalis
Famiglia: Platanacee
Curiosità: I Romani attribuivano ai capolini dei platani il potere di guarire dall’avvelenamento di serpenti e scorpioni