A L’Aquila. Un libro-in-viaggio straordinario, nella città e nei dintorni a soli 4,99 €.
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L’Aquila, 6 aprile 2009 – ore 3.32. Un violentissimo terremoto distrugge gran parte della città e dei paesi intorno, uccidendo 309 persone. Sono passati 6 anni e molto c’è ancora da fare: la ricostruzione annaspa tra ritardi e speculazioni, la città è stata abbandonata dai più e nelle orrende new town edificate nel nulla, dove già cadono i balconi, si respirano rabbia, solitudine e mortificazione.
Eppure, tanta è ancora la bellezza che abita qui. Nonostante i ritardi colpevoli di istituzioni e media (che si ricordano della città solo a scadenza annuale); nonostante le vie semi-deserte del centro; nonostante lo stato di abbandono di molti luoghi, L’Aquila sta rialzando lentamente la testa e non importa quanto tempo ci vorrà. Gioielli scampati miracolosamente al sisma, tesori restaurati dal FAI a tempi record, una natura intatta e verace come la gente di qui, la Storia antica che prende per mano, tra necropoli vestine e cittadine romane: L’Aquila e i suoi spettacolari dintorni hanno molto da dire a chi ha orecchie per ascoltare.
L’altopiano sconfinato di Campo Imperatore, le rocche hollywoodiane, le chiesette aggrappate alla roccia con affreschi spettacolo. E ancora: monasteri fortificati, boschi per druidi, una piana che fa correre gli occhi per chilometri senza fermarsi mai.
A tutto questo è dedicato questo ricco ebook multimediale. E’ un inno a L’Aquila e ai suoi talenti nascosti, un omaggio alla bellezza, una piccola luce sulle tante meraviglie da vedere, da scoprire e da andare a scovare di persona. Un viaggio tra gallerie fotografiche, link interttivi e un racconto che ci accompagna alla scoperta di un territorio-gioiello dell’Italia più autentica.
INCIPIT – Una Venere di Milo. Ecco l’ispirazione che ci coglie a L’Aquila, città mutilata e più bella che mai. Si gira in silenzio tra le vie del centro abbandonate da troppi e solo parzialmente riaperte ai passi e agli sguardi, tra polveri e calcinacci, operai muratori e alpini ciceroni, negozi coraggiosi e caffè storici riaperti in fretta e furia. Poche, troppo poche ancora, le attività commerciali rimaste. Ed è troppo lentamente che gli snodi di ferro cedono il passo alle impalcature: picconi, trapani e martelli scandiscono il tempo, fermatosi qui la notte del 6 aprile 2009, con il terremoto.
L’Aquila, antica città di fondazione che vola in picchiata giù dal Gran Sasso, colpendo dritto al cuore. L’Aquila, araba fenice d’Abruzzo, mille volte distrutta e mille volte rinata. L’Aquila, guerriera ferita e sempre rialzata. Arresa, mai.
Immota manet, recita il motto nel suo stemma. E infatti lei resta ferma, nella sua tenace capacità di ricominciare da capo, nonostante un destino accanito come un dio cattivo, a scagliar dardi, sismi, e vendette di re, e pestilenze. La sua storia sono infinite e non si può raccontarle tutte. Le più belle però parlano da sé: basta solo fermarsi ad ascoltarle.
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