Carnevale, attesa profana di un periodo sacro.
Il Carnevale è un periodo di festa che affonda le sue radici nella tradizione cristiana. Sebbene richiami eco di celebrazioni antiche come i Saturnali romani o le Antesterie greche, rappresenta un rito propiziatorio che anticipa la purificazione quaresimale, un momento di passaggio tra un anno e l’altro.
Non tutti lo sanno: il Carnevale inizia il giorno dell’Epifania e termina il martedì grasso, vigilia del Mercoledì delle Ceneri e inizio ufficiale della Quaresima, con l’eccezione di quello Ambrosiano, che finisce il sabato successivo. Infatti, si narra che nel IV secolo il Vescovo Ambrogio, lontano da Milano per un pellegrinaggio, abbia chiesto alla diocesi di aspettare il suo ritorno per iniziare le liturgie della Quaresima: ragion per cui la città prolungò i festeggiamenti fino al suo rientro, il sabato successivo.
Interessante l’incerta etimologia della parola, sulla quale indugiano due teorie. La prima vuole che Carnevale derivi da “carni levanem”, ovvero, sollievo per la carne: un significato plausibile, considerando che la festa invita a dare sfogo a ogni sorta di piacere prima delle severe penitenze quaresimali. L’altra spiegazione invece si rifà a “carnes levare”, cioè, “togliere le carni” (ma anche “carni, vale! – carne, addio!) poiché durante le libagioni venivano esaurite le scorte di carne dell’inverno.
Il Carnevale tuttavia propone, pur per pochi giorni, anche un atto di emancipazione ai cliché e alle gerarchie sociali. Scherzi, burle e soprattutto l’atto del travestimento, che ritroviamo già in antichi riti allegorici babilonesi (la processione dei simulacri del dio Sole e del dio Luna) e nei Saturnali romani, sono un inno all’uguaglianza, almeno per qualche ora. Il povero può diventare ricco, il servo può trasformarsi in padrone, la contadina può atteggiarsi da signora, in un crescendo di doppigiochi, scherzi, allegre inversioni di ruolo.
Perfino la Commedia dell’Arte, dalle prime improvvisazioni medievali fino alla nobilitazione teatrale di Gozzi e di Goldoni, è permeata di suggestioni e caratteri carnevaleschi, in una contaminazione visibile anche ai giorni nostri: non esiste corteo o festa di Carnevale che non veda qualche Arlecchino o Pulcinella in giro per la città!
A proposito: Viareggio, Venezia, Ivrea, Ronciglione, Crema, Grauno e Romarzolo, Verona, Mamoiada, Oristano, Putignano, Cento, Acireale, Pont Saint-Martin… ogni luogo ha la sua storia, la sua tradizione, la sua peculiarità. Il suo Carnevale. Dai Mamuthones barbaricini alla Mugnaia canavese, dal Papà del Gnoco veronese ai maestosi carri viareggini, fino al volo dell’Angelo in Piazza San Marco a Venezia, l’Italia carnevalesca propone riti, spettacoli e allegorie come nessun altro Paese al mondo.
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